Agroalimentare

L'allarme dei pericoltori: «A rischio le aziende, il mondo del lavoro e i consumatori»
MODENA - Dopo la presa di posizione del ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, sul grave problema della diffusione della cimice asiatica che a quanto pare sta mettendo in serio pericolo l'intero settore della frutticoltura con l'impegno di avviare al più presto un tavolo di lavoro interministeriale con le Associazioni di categoria e le Regioni, dopo il grido d'allarme lanciato del presidente Confagricoltura Emilia Romagna, Eugenia Bergamaschi e del presidente dei frutticoltori di Confagricoltura regionale, Albano Bergami, ora è lo stesso Gianfranco Corradi presidente di Confagricoltura Modena a sottolineare l'urgenza di misure drastiche atte a contrastare il fenomeno. È forte la preoccupazione che traspare dalle sue parole alla fine di un incontro con i tecnici e i funzionari dell'associazione agricola in merito alla situazione registrata nel territorio modenese: «Al momento attuale non abbiamo armi per combattere la cimice asiatica che sta compromettendo il raccolto delle nostre pere: se non vogliamo che l’intero comparto vada a rotoli abbiamo bisogno che venga immediatamente autorizzato l’inserimento dell’unico antagonista alla cimice, ovvero la vespa samurai.» Non solo, ma - prosegue Corradi - «nel corso della stagione terremo monitorata la percentuale di danno subito dalle aziende per arrivare a fine raccolta con una quadro preciso della situazione da sottoporre al Consorzio Fitosanitario ed alla Regione Emilia Romagna.»
LE URGENZE Per poter difendere il comparto è necessario mettere in campo strategie efficaci che vanno dal combattere la cimice con l’unico antagonista naturale finora conosciuto fino a sostenere le aziende dal punto di vista economico-finanziario mediante la sospensione dei mutui, sgravi contributivi e prestiti di conduzione, nonché accedendo a contributi a fondo perduto erogati dall’Unione europea in caso di calamità naturale, è questo il pensiero di Confagricoltura.
IL PERICOLO Già dal 2012, anno in cui è stata avviata la prima rilevazione della cimice, in poi i danni hanno avuto un aumento di tipo esponenziale e quindi il panorama che si prospetta porta ad una unica riflessione: «A rischio non è solo il raccolto dell’anno - conclude Corradi - ma la vita stessa delle aziende che non arrivano a coprire i costi di produzione e abbandonano il comparto, con le ricadute che possiamo immaginare per il mondo del lavoro e i consumatori».
(sotto, Corradi)


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